L’attenzione al fattore umano è il nuovo made in Italy
L’attenzione al fattore umano è il nuovo made in Italy – Esiste un made in Italy nel settore immobiliare? La risposta è senz’altro affermativa, secondo Attilio Di Cunto, amministratore delegato di EuroMilano. Solitamente l’espressione made in Italy è riferita all’enogastronomia, al mondo della moda o più in generale al lifestyle, ma anche nel real estate l’Italia ha un approccio del tutto particolare.
Italia patria della bellezza architettonica e della funzione sociale delle città
“L’Italia è da sempre la patria dei centri urbani, del paesaggio, della bellezza architettonica e della funzione sociale della Città – afferma Di Cunto – Questa lunga tradizione culturale ha portato oggi a una legislazione che, secondo me, è decisamente all’avanguardia. Anche parlando di burocrazia, oggi, molti operatori immobiliari lamentano le complicazioni e le astrusità della burocrazia, ma io non riesco a vederne solo i lati negativi. Per esempio, la valutazione di impatto ambientale, che molti spaventa, è in realtà un obbligo che pone il nostro Paese all’avanguardia rispetto a tante altre nazioni. Non solo, aggiungo che anche le normative antincendio, antisismica ed energetica, contribuiscono a mantenere elevata la qualità costruttiva italiana. La forte attenzione al territorio e al paesaggio dovrebbe renderci orgogliosi di essere oggi gli eredi di una tradizione urbanistica che affonda le radici nel nostro passato”.
Burocrazia complicata, ma con aspetti positivi
La burocrazia a volte è complicata, ovviamente, ma bisogna sfruttarne gli aspetti positivi. “Laddove rispettare i vincoli imposti dalla burocrazia significa garantire alti standard qualitativi – continua Di Cunto – io non posso che dirne bene. Ovviamente, possono esserci delle devianze, dovute a episodi di malcostume o a mancanza di risorse, economiche e umane. Io, però, penso che se lo standard imposto dalla legislazione e dagli iter burocratici è elevato, allora gli operatori si pongono a livelli di competitività internazionale altissimi. In altri paesi la qualità costruttiva e l’attenzione al fattore umano, alla creazione di comunità e alla corretta programmazione urbanistica, non è di qualità come in Italia. Non parlo solo di un concetto oggi molto di moda – la sostenibilità, intesa nell’accezione più ampia: economica, sociale, ambientale – bensì parlo di progettare luoghi e abitazioni in cui gli abitanti si sentono parte in causa di un progetto e di un percorso di sviluppo, del quale condividono i valori fondativi. Solo in quel caso la qualità dello sviluppo urbano, tipica del made in Italy, porta a vette altissime di qualità dell’abitare”.
Costruire bene e guardare al futuro
Costruire case, insomma, anche se dotate di altissime funzioni tecnologiche e di ogni comfort, non basta. “Le case, ovviamente bisogna costruirle bene – commenta il CEO di EuroMilano – e per questo, torno a dire, la legislazione italiana impone standard elevati. Ma più a fondo, bisogna prima di tutto pensare a chi quelle case le abiterà, ai sogni, ai desideri, alle aspettative. Bisogna creare un mondo di valori da condividere, perché alla base di tutto ci sono le comunità che abiteranno le case, i quartieri, le città che costruiremo. E poi, non si può e non si deve scappare di fronte alla responsabilità nei confronti di chi abiterà questa Terra fra un secolo: noi costruiamo oggi, ma le cose che facciamo oggi tra un secolo saranno ancora qui; domandiamoci chi le userà fra cento anni. Anche per questo abbiamo aderito con entusiasmo a GBC Italia, con la quale siamo in lizza per la prima volta in Italia (la terza in Europa) per la certificazione GBC Quartieri© con lo smart district UpTown: l’approccio al tema dell’abitare deve essere globale e non limitato a un solo building. Il contesto è fondamentale e l’attenzione al fattore umano è il nuovo made in Italy”.