La qualità dell’abitare è il primo criterio di scelta
La qualità dell’abitare è il primo criterio di scelta – Fino a poco tempo fa il mantra del mercato immobiliare sembrava essere “location, location e ancora location”. Ora, la ricerca Casa-Doxa dell’istituto Bva-Doxa, pubblicato lunedì 6 luglio dal Sole 24Ore, rimette seriamente in discussione questo assunto, a favore di altre prerogative: tra chi oggi vorrebbe cambiare casa, la qualità dell’abitazione, l’organizzazione dei suoi spazi interni e quindi la loro multifunzionalità, sono diventati i criteri principali di scelta.
Molti vorrebbero cambiare casa
L’indagine, che studia il rapporto tra le famiglie italiane e il mattone, parte da una rilevazione molto interessante: il 12% degli intervistati ha espresso il desiderio di cambiare casa, preferibilmente acquistandola; erano il 7% nel 2019. Altro dato interessante è la maggiore attenzione posta al tema della qualità dell’intervento, che supera la predilezione per la location: il 61% degli intervistati sarebbe interessato a immobili nuovi o riqualificati; erano il 53% nel 2019. Questo è, forse, il dato focale: uno dei principali criteri di ricerca, infatti, è sempre stata la posizione, preferibilmente centrale per i soggetti più abbienti. Gli spazi condominiali, i servizi esclusivi, i balconi e i terrazzi sono diventati oggi elementi di grande influenza sul processo di scelta della nuova casa.
Vita casalinga messa a dura prova dalla pandemia
Impossibile negare che la tendenza a cercare un’abitazione con ambienti più ampi e spazi multifunzionali sia in gran parte dovuta alla drammatica esperienza di clausura dovuta all’emergenza sanitaria degli ultimi mesi. Tuttavia – anche se questi dati, ovviamente, non si tramuteranno automaticamente in un aumento delle compravendite – di certo esprimono un cambiamento importante nella percezione che gli italiani hanno della loro casa e rappresentano le aspettative per il futuro.
La casa deve essere hub multifunzionale
“In futuro – commenta Luigi Borré, presidente di EuroMilano – stare a casa per lavorare potrebbe essere una libera scelta, un modo di favorire la conciliazione dei tempi lavoro/famiglia, ma anche uno strumento per affrontare emergenze urbane che fino ad oggi hanno faticato a trovare soluzioni. Questi mesi di reclusione ci hanno dimostrato che la casa non è e sarà sempre meno semplicemente il luogo della vita domestica serale o festiva ma si trasformerà in un hub multifunzionale. Le residenze devono essere progettate in modo da corrispondere con flessibilità alle esigenze di tutti i componenti della famiglia, con l’obiettivo di massimizzarne la funzionalità, il benessere ed il comfort”.
Nella foto un’immagine dello spazio co-working previsto in Feel UpTown