I big data ci piacciono solo se prima di tutto si tutela la privacy
I big data ci piacciono solo se prima di tutto si tutela la privacy – Big data, IoT, privacy: gli scenari reconditi dietro l’utilizzo di un semplice smartphone (giusto per indicare un device elettronico ormai alla portata di tutti, ma proprio tutti) sono molti e spesso non chiarissimi.
Un’indagine innovativa in Italia
A dare qualche delucidazione in merito è la lettura di una lunga e corposa ricerca intitolata “Indagine conoscitiva sui big data” promossa dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni (AGCOM) e Garante per la Protezione dei Dati Personali.
Tre soggetti promotori per tanti scenari diversi
Già a partire dai tre soggetti promotori – che hanno avviato l’indagine nel 2017 – si può intuire quali e quanti filoni possa seguire una ricerca esplorativa sui big data. Dalla loro generazione alla raccolta al loro utilizzo, le ricadute su diversi ambiti della nostra vita quotidiana sono molteplici.
Luci e ombre nel rapporto con i device elettronici
L’approccio scientifico della ricerca contribuisce a mettere in fila ombre e luci del rapporto fra gli utenti e le aziende che raccolgono e sfruttano economicamente i dati; questi sono prodotti dalle numerose apparecchiature elettroniche che animano le nostre case e i luoghi di lavoro. Non solo telefonini, dunque, ma anche elettrodomestici domotici, navigatori satellitari, personal computer e così via.
Quanto sono consapevoli gli utenti?
La ricerca ha, altresì, indagato il grado di consapevolezza degli utenti rispetto alla cessione e all’utilizzo dei propri dati individuali in seguito all’utilizzo di piattaforme digitali. La relazione cerca dunque di affrontare queste complesse tematiche in modo equilibrato, partendo dalla tutela dei dati della persona nel mondo digitale senza tuttavia demonizzare la raccolta dei dati.
Temi ben noti a EuroMilano
Questi sono temi su cui EuroMilano ha da tempo avviato una profonda riflessione, al cui centro ha posto la tutela della privacy delle comunità smart. “Sappiamo bene quale valore economico abbiano i big data, ma ancora meglio sappiamo quale valore inestimabile abbia la privacy – ha dichiarato Attilio Di Cunto, amministratore delegato di EuroMilano – Ragionando in ottica di smart city, tutte le tematiche IoT sono all’ordine del giorno, ma questo non può farci dimenticare che la tecnologia deve essere al servizio delle persone e non viceversa. Le soluzioni digitali, i big data, la domotica, devono contribuire a elevare la qualità della vita, non esporci a rischi di intrusione e di manipolazione. Soprattutto crediamo che le persone debbano essere libere di scegliere il livello di esposizione che vogliono assumere. Come ripetiamo da tempo, al centro deve esserci la persona: la smart city è tale solo se i suoi cittadini sono smart, e quindi consapevoli e partecipi. Lo smart district UpTown sarà un modello d’esempio anche sotto questo aspetto, grazie alla collaborazione con partner che condividono la nostra impostazione. Noi ci muoviamo su questo filone, il resto è una brutta copia de “Il grande fratello”, da cui ci guardiamo bene”.