Comunità locali e globalizzazione: il futuro delle città è alle porte
Quale futuro aspetta le più grandi città mondiali? Secondo uno studio dell’Onu, nel 2050 oltre il 60% della popolazione mondiale abiterà in contesti urbani. Quali sfide e quali trasformazioni dovranno affrontare le città del domani? Quale ruolo potranno e dovranno giocare le comunità di abitanti?
Nascono le reti di città
In molte parti d’Europa – e non solo – sono sorti coordinamenti di città (tra cui Milano e Barcellona, per esempio) che cercano di capire come mettere le esigenze dei territori maggiormente urbanizzati al centro delle agende dei propri governi nazionali. Le città stanno attirando sempre più abitanti e si impone una riflessione su questo flusso migratorio. Dalla gestione dei rifiuti al contenimento dell’inquinamento, dalla sicurezza alla salute pubblica, chi meglio dei governi locali sa interpretare compiutamente le aspettative delle popolazioni locali?
Ne hanno parlato venerdì scorso lo studioso di geopolitica Parag Khanna, già consigliere in politica estera dell’ex presidente Usa Barack Obama e Francesca Bria Chief Technology and Digital Innovation Officer del Comune di Barcellona, ospiti di una tavola rotonda organizzata da EuroMilano e Ispi presso la prestigiosa sede di Palazzo Clerici a Milano.
Dove le comunità nascono e si sviluppano
A introdurre i lavori è stato il presidente di EuroMilano, professor Luigi Borré, che ha fatto gli onori di casa: “Gli immobili, che connotano il profilo fisico delle città, nascono per rispondere a bisogni primari della popolazione e delle comunità che rimandano a valori positivi per l’uomo: il bisogno di luoghi protetti che consentano ai nuclei familiari di prosperare, il bisogno di luoghi di socializzazione dove le comunità si formano e possono crescere, il bisogno di luoghi per l’organizzazione e lo svolgimento del lavoro e delle attività delle imprese. Quella di oggi è una giornata dedicata a ragionare sul futuro”.
Una responsabilità per i secoli futuri
“Le città sono alla base dell’organizzazione umana – ha dichiarato Parag Khanna – Se pensiamo a Roma, Baghdad, Istanbul, possiamo vedere come abbiano superato qualunque impero. Un Grande Stato non può prescindere dalla valorizzazione delle sue città, perché le cose che creiamo oggi dureranno per secoli e andranno oltre l’orizzonte di una generazione. Dobbiamo sapere oggi per chi e per quale motivo costruiamo le città. Inoltre, le città sono state la culla della diplomazia prima ancora che nascesse l’idea di Stato. Le grandi città mondiali devono costituire reti per scambiare informazioni, esperienze e sperimentazioni”.
Il caso di Barcellona
A Barcellona Francesca Bria ha partecipato a una vera e propria rivoluzione insieme alla sindaca uscente, Ada Colau. “Le nuove tecnologie rappresentano una grande sfida, un vero e proprio cambio strutturale per la popolazione mondiale. Noi dobbiamo scegliere quale direzione dare al modello di sviluppo economico e per farlo dobbiamo partire dai bisogni dei cittadini. Noi a Barcellona abbiamo tentato un ibrido fra la democrazia partecipativa e la democrazia digitale, raccogliendo le richieste e le segnalazioni dei cittadini e poi filtrandole attraverso una piattaforma digitale che ci ha aiutato ad accorparle e definire meglio quali fossero le istanze principali. Se gli stati fanno fatica a dare risposte globali, le città si devono organizzare per mettere in rete le proprie esperienze”.
Il futuro di Milano
Al convegno è intervenuto anche l’assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran: “Oggi Milano fa parte di un network internazionale di città che hanno un sistema valoriale condiviso. L’orientamento politico dei sindaci, in questo caso, non è dirimente, perché le città oggi hanno obiettivi largamente condivisibili. Per esempio, tutte le azioni che come Milano mettiamo in campo per contenere l’inquinamento ambientale rischiano di essere insufficienti se non facciamo rete con le altre città padane”.