Casa, ufficio e tempo libero. Tutto in un solo quartiere
Casa, ufficio e tempo libero. Tutto in un solo quartiere – La libertà di movimento è forse uno dei più apprezzabili aspetti del vivere in una società aperta, sicura, democratica. Per anni abbiamo pensato che fosse una libertà inalienabile, figlia non solo del benessere economico, ma anche del progresso tecnologico e di infrastrutture moderne ed efficienti. Lunghe autostrade, ampi parcheggi, voli economici, treni ad alta velocità, ci hanno illuso che spostarsi da una parte all’altra del globo – ma anche semplicemente da una parte all’altra delle metropoli – fosse semplice e immediato. Il pendolarismo dei lavoratori nelle ore di punta è l’immagine più evocativa della frenesia della vita moderna.
Le certezze sconvolte dalla pandemia
Poi, tutto d’un tratto, imprevedibile e inarrestabile, la pandemia ha sconvolto questa e molte altre certezze. Il lockdown ci ha costretto all’isolamento casalingo nelle ore diurne lavorative e non solo più in quelle del riposo e dell’intimità famigliare. La pandemia ci ha fatto scoprire soluzioni digitali che in realtà erano disponibili da tempo, ma sottovalutate proprio in virtù della facilità di spostamento fisico delle persone.
Non sempre è richiesta la presenza fisica
Oggi ci si è accorti che molti lavori non richiedono la presenza fisica assidua e quotidiana degli impiegati negli uffici. Si parla erroneamente e in modo semplificatorio di smart working, quando si dovrebbe parlare di lavoro agile o telelavoro, ma la sostanza è che molti possono benissimo lavorare da casa senza spostarsi. Non ci sono, tuttavia, solo aspetti positivi nel telelavoro: se da un lato si risparmiano ore di traffico e costi di trasporto, dall’altro si sacrifica la socialità che deriva dalla frequentazione dell’ufficio. La presenza in ufficio, giustamente, manca a molti.
I limiti delle abitazioni
Inoltre, molti hanno scoperto i limiti della propria abitazione: la mancanza di un luogo adatto al lavoro, di uno spazio all’aperto, la scarsa distinzione tra ambiente e tempo dedicati al riposo e quelli dedicati alle diverse attività diurne. I principali player del real estate hanno immediatamente intercettato questa diffusa esigenza che saliva dal mercato e hanno rinnovato l’offerta abitativa proponendo case più grandi e con ampi spazi all’aperto. A Milano, come è noto, il mercato immobiliare del nuovo sta reggendo bene il contraccolpo economico della pandemia.
Lo smart working diventa near working
D’altro canto, la pandemia ha anche accelerato il processo evolutivo intrapreso da alcune metropoli – quali Parigi e Milano, per esempio – volto a consolidare la cosiddetta “città dei quindici minuti”. L’incontro di queste due tendenze – l’affermarsi del lavoro a distanza e la creazione di una rete diffusa di servizi che dovrebbe limitare la necessità di spostamenti – ha portato all’evoluzione del concetto di smart working: non essendo sempre molto smart, che almeno sia near, vicino a casa. Ecco allora la nascita di un neologismo che ha un significato denso e coniugativo di diverse esigenze: il near working. Le città, e gli operatori immobiliari, si stanno attrezzando proprio per questo: creare spazi di coworking diffusi sul territorio, dove la gente possa andare a lavorare per sopperire alle mancanze delle proprie case senza sobbarcarsi viaggi di ore verso il lavoro e incontrando un minimo di socialità.
I quartieri come motori di sviluppo
I quartieri tornano anche per questa via al centro dello sviluppo futuro delle città, anche quando non sono al centro geografico della città. Si distinguono se rendono fruibili servizi e spazi di socialità, luoghi di lavoro condiviso e opportunità per il tempo libero, tutto a pochi minuti da casa, ma sempre in facile connessione con la restante parte della città. Sarebbe un modo per coniugare meglio tempi di lavoro e tempi privati, all’interno di una città auspicabile, meno trafficata, ma non meno operosa, ma più attenta alla qualità della vita e più ricca di opportunità.