Nella pandemia di Covid-19 alla ricerca di una nuova “normalità”
Nella pandemia di Covid-19 alla ricerca di una nuova “normalità” – Quanto durerà ancora l’emergenza sanitaria? La domanda delle domande non ha una risposta certa, ma impone comunque la necessità di convivere con una nuova “normalità”. Alcune limitazioni e comportamenti fino allo scorso anno inediti oggi sono da considerare virtuosi. Il perdurare di una situazione di instabilità, prima di tutto umana, morale, sociale, avrà conseguenze sul lungo periodo.
Ripensare il presente
Se la prospettiva temporale è incerta, tutti – enti, aziende, cittadini – hanno dovuto affrontare, con responsabilità e prospettive diverse, un ripensamento del proprio ruolo e della propria funzione in seno alla comunità. Le aziende, soprattutto, hanno dovuto ripensare se stesse e la propria idea di sviluppo. Le strategie passate sono state archiviate e i programmi futuri sono stati rimodulati.
Innovare è diventare elastici
La vera innovazione è stata ripensare a tutto in chiave di elasticità. Di resilienza si direbbe oggi. Il telelavoro, per esempio, si basa su tecnologie digitali esistenti da anni, ma sempre sotto utilizzate. La “necessità” di connettersi da remoto ha reso normale la possibilità di lavorare in sicurezza da casa. Molte abitudini passate sono messe temporaneamente (si spera) in sospeso, altre muteranno per sempre.
Nella pandemia di Covid-19
Quali siano gli strumenti di cui i cittadini dispongono nella pandemia di Covid-19 è chiaro e ormai assodato: distanziamento fisico, dispositivi di protezione individuale, frequente igienizzazione delle mani. Quello che le aziende possono fare è venire incontro alla fondamentale esigenza di sicurezza personale, modificando per esempio gli orari di ingresso e di uscita dai luoghi di lavoro e favorendo il lavoro agile a distanza, riducendo così la pressione sui mezzi di trasporto pubblico. Poche piccole mosse; che pure piccole non sono, poiché richiedono di mettere in discussione una visione ritenuta immutabile dei luoghi di lavoro.
Alla ricerca di una nuova “normalità”
Una prospettiva che EuroMilano ha abbracciato fin dal primo momento dello scoppio della pandemia, adoperandosi per mettere i propri dipendenti in condizione di lavorare in sicurezza da casa. Sebbene gli uffici fossero vuoti, l’attività non si è fermata mai: la campagna di commercializzazione del nuovo Feel UpTown ha raggiunto risultati importanti, nonostante sia stata interamente ripensata. Molti appuntamenti live siano stati riprogrammati on line a tempo di record.
Mettere in discussione le consuetudini
Oggi, gli uffici di EuroMilano lavorano alternando presenza e lavoro da remoto, in modo da ridurre la presenza fisica in ufficio, ma anche evitare il rischio di isolamento dalla comunità dei colleghi per chi lavora da casa. Non sono soluzioni illuminate, ma solo di buon senso, che hanno consentito una sperimentazione molto soddisfacente su produttività e obiettivi.
Per evitare affollamenti sui mezzi di trasporto, inoltre, a coloro che si devono necessariamente muovere negli orari di punta, EuroMilano consente orari flessibili e rimborsa il carburante, pur consapevoli che non si tratta di una soluzione sostenibile nel lungo periodo. Tale iniziativa è stata adottata in via del tutto emergenziale, al solo scopo di evitare l’utilizzo dei mezzi pubblici nelle ore di massimo traffico.
Resilienza è la parola chiave
Se resilienza sembra essere diventata più che mai la parola adatta a descrivere questa nuova normalità, una seconda parola dovrebbe assumere una nuova dignità: responsabilità. E’ il momento di essere responsabili, di pensare di più alla collettività, alle conseguenze che le nostre azioni hanno e avranno sul prossimo. E’ il momento di adottare stili e prospettive di vita non solo sostenibili ambientalmente, ma anche socialmente ed economicamente, assumendo comportamenti che salvaguardino noi stessi e che al tempo stesso non mettano in difficoltà il prossimo. Evitare assembramenti, utilizzare dove possibile la tecnologia digitale, alleggerire la pressione sui mezzi pubblici: è l’ora di un ripensamento globale delle modalità di produzione del lavoro.
Foto di Andrea Cherchi.