Cambiamenti climatici e isole di calore urbano, la risposta verde delle città
Cambiamenti climatici e isole di calore urbano, la risposta verde delle città – Quale impatto avranno i cambiamenti climatici sulle aree urbanizzate e quali azioni dovranno mettere in campo le città mondiali per contrastarne le ricadute negative? A chiederselo è la rivista Nature Climate Change, che nel suo numero di febbraio ospita un importante studio del professor Lei Zhou, dell’Università dell’Illinois. Lo studio si basa su proiezioni climatiche per i paesaggi costruiti, considerate necessarie per prevenire i rischi dei cambiamenti climatici negli ambienti urbani. Lei Zhou analizza il fenomeno stimando che nei prossimi 50 anni raddoppierà il numero delle città in cui si osserveranno temperature massime oltre 38 gradi.
Cambiamenti climatici e isole di calore urbano
E’ il cosiddetto fenomeno delle isole di calore urbano, che si deve alla proprietà del cemento degli edifici e delle strade di assorbire calore e rilasciarlo gradualmente, anche nelle ore notturne, portando ad un marcato incremento delle temperature nelle grandi città. Per contrastare questo fenomeno lo studioso statunitense sottolinea l’importanza di aumentare la superficie delle aree verdi e i collegamenti tra le stesse, le cosiddette reti ecologiche urbane, utili anche per tutelare la biodiversità nelle città.
La risposta verde delle città
Ne sa qualcosa Francesco Tomasinelli, biologo e studioso della biodiversità urbana: “La mitigazione delle isole di calore urbano è solo uno dei vantaggi delle aree verdi in città – spiega Tomasinelli – Se sono adeguatamente progettate e collegate tra loro in una rete, possono regalare ai cittadini spazi più vivibili e accoglienti, incrementare il valore delle abitazioni, ridurre i consumi energetici di condizionamento dell’aria, incrementare la qualità dell’aria, schermare il traffico, dare una mano ad animali selvatici, come uccelli, api e farfalle, sempre più in difficoltà nelle campagne ferite dall’agricoltura intensiva. Questo implica però un nuovo approccio al verde urbano, che non è più considerato un elemento di arredo e decoro urbano, ma diventa un fornitore di “servizi ecosistemici” e viene progettato e gestito di conseguenza”.
La biodiversità urbana come fattore discriminante
Tra i casi di studio realizzati da Tomasinelli c’è anche il parco di UpTown / Cascina Merlata, su cui ha condotto una ricerca della biodiversità urbana. “In questa area verde è stata rilevata una buona presenza di uccelli legati agli ambienti agricoli (rondini, passeri, balestrucci, cardellini), che sono tra quelli più minacciati in Europa – racconta lo studioso – Si tratta di un elemento inusuale in città, che si spiega con la diffusione di ambienti aperti non disturbati, affiancati da prati stabili. Anche grazie a questi micro habitat, la presenza di farfalle e insetti impollinatori è stata incoraggiante, così come quella delle libellule. Queste ultime testimoniano una buona condizione dei corsi d’acqua e delle sponde ricche di vegetazione”.
L’azione messa in campo dall’Amministrazione comunale
A Milano sono diverse le azioni messe in campo dall’Amministrazione comunale, come la campagna di ampliamente del patrimonio arboricolo urbano, denominata ForestaMI, la quale prevede la piantumazione di tre milioni di nuovi alberi entro il 2030. Accanto alle iniziative promosse dal settore pubblico anche alcuni operatori privati stanno mettendo in campo ampie operazioni di realizzazione di aree verdi. E’ il caso di EuroMilano, che ha realizzato il parco UpTown / Cascina Merlata, venticinque ettari di parco urbano all’interno del quale sta per essere ricompresa anche l’area dell’ex vivaio Gaslini di via Gallarate, di 5 ettari. Il parco UpTown / Cascina Merlata si troverà in connessione con altre importanti aree verdi lungo un asse strategico verde che metterà in collegamento MIND a Porta Nuova, passando da parco Franco Verga a Quarto Oggiaro, sempre realizzato da EuroMilano, i due nuovi parchi dei Gasometri e della Goccia alla Bovisa, lo Scalo Farini. La sinergia tra i molti progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana, sostenuta da una visione strategica di ampio coordinamento da parte dell’Amministrazione comunale, sta mettendo a Milano all’avanguardia nella lotta alle isole di calore descritte nella ricerca statunitense.
Un pensiero strategico sulla città
“Nella nostra continua ricerca di soluzioni sostenibili nell’ambito della rigenerazione urbana non ci affidiamo solo alla tecnologia – ha commentato Luigi Borré, presidente di EuroMilano – Il pensiero strategico sulla città è ciò che fa davvero la differenza. Noi amiamo pensare al nostro ruolo come a quello di un designer della rigenerazione: cerchiamo di avere una visione ampia per fare sì che ogni singolo intervento sia pensato nel quadro della città nella quale si inserisce. Progettare quartieri dotati di ampie aree verdi, di infrastrutture dedicate alla mobilità dolce, fortemente interconnessi grazie ai servizi di trasporto pubblico, con case costruite con tecniche e materiali sostenibili, è il solo viatico per contribuire all’abbattimento di emissioni inquinanti, ridurre l’impatto su ambiente e clima, contribuire a ridurre il fenomeno delle isole di calore urbano. In questo senso, la collaborazione tra pubblico e privato è un’impostazione imprescindibile e Milano sta facendo scuola in seno alle reti internazionali di coordinamento tra le città. Siamo orgogliosi di condividere questo percorso”.