La tecnologia al servizio delle comunità urbane
La tecnologia al servizio delle comunità urbane – La smart city ha acquisito sempre più importanza nella narrazione che i media fanno delle metropoli mondiali e delle trasformazioni in atto al loro interno. Il concetto di smart city, però, si è diffuso così tanto che in alcuni casi ha subito una vera e propria mutazione, allontanando la caratteristica intelligente dalla sua formulazione originale e costringendola quasi in quella di semplicemente tecnologico.
Tecnologia e qualità della vita
Ma davvero la smart city è solo quella dei semafori intelligenti, delle luci intelligenti, dell’asfalto intelligente e così via? Essa era nata per mettere la tecnologia al servizio della qualità della vita e non il contrario. La qualità della vita, la salute e il benessere delle persone stanno riacquistando importanza e il concetto stesso di smart city si sta necessariamente evolvendo verso quelli (non per forza) meno tecnologici ma (necessariamente) più umani di wellbeing city e di healthy city. La comunità degli abitanti torna al centro dell’interesse strategico, attraversando in modo orizzontale tecnologie che sembrano calate dall’alto in nome di un progresso che pare prescindere dai suoi utilizzatori finali.
I cittadini al centro
In questo processo i cittadini tornano a muovere l’interesse per lo sviluppo e la programmazione urbana a 360 gradi. Lo dimostra anche il diffondersi sempre più importante delle reti di città, che si relazionano per trovare soluzioni amministrative, economiche, sociali, urbanistiche condivise. I problemi del vivere urbano mutano ovviamente a seconda delle latitudini, ma di fondo sono gli stessi quando riguardano l’igiene urbana, la sostenibilità a 360 gradi, la sicurezza, le migrazioni, il lavoro. Se il fine è il benessere delle comunità urbane, la costruzione di prototipi è importantissima. Lo sappiamo bene ad UpTown, dove lo sviluppo urbanistico avrebbe potuto limitarsi agli aspetti architettonici e invece si esplica mettendo in stretta relazione la vita all’interno degli edifici (certamente moderni, sostenibili, efficienti, connessi, anche se non tutto si esaurisce qui) con la vita fuori da essi, nel grande parco e nel distretto che andrà a contare 15 mila nuovi abitanti da qui ai prossimi anni.
Un’app nata per offrire una visione comune
I valori si condividono, le buone pratiche si sommano, le individualità diventano comunità. La tecnologia arriva in soccorso ad UpTown con un’app che si ispira al concetto di wellbeing city e si costruisce intorno all’idea che non basta fornire un bel gadget, bensì creare uno strumento che riunisca i diversi livelli della vita urbana in una visione comune. La sostenibilità, per esempio, se resta pratica di pochi singoli non incide sul cambiamento, ma se diventa patrimonio comune e condiviso, se serve a creare un terreno di fertile scambio, dà un impulso importante verso il mutamento.
Casa, condominio e quartiere, tutto in un’app
L’app UpTown si sviluppa su tre livelli (casa, condominio, distretto) proprio per offrire uno strumento pratico ai residenti – e non solo – per conoscere e utilizzare tutte le potenzialità del proprio alloggio (domotica), del proprio building (sostenibilità, efficienza energetica, spazi e servizi condivisi), del proprio distretto (condivisione di valori, organizzazione di eventi, info di pubblica utilità). L’app UpTown offre dunque una visione complessiva delle potenzialità della smart city / wellbeing city, non ponendosi come gadget ma come strumento che rende pratica e praticabile la tecnologia che deve caratterizzare il futuro delle città intelligenti.