Rigenerare significa ripartire dalle persone
Rigenerare significa ripartire dalle persone – Che l’architettura non possa bastare a se stessa e che nella rigenerazione urbana serva prima di tutto mettere al centro le persone e non le opere, lo diceva Giancarlo De Carlo diversi anni fa. Oggi il tema della rigenerazione delle periferie – ma noi preferiamo parlare di quartieri – sta diventando sempre più attuale e sta vivendo una nuova fase di attenzione e dibattito.
Presentato il quinto Rapporto sulle città curato da Urban@it
Lo dimostra molto bene il recente Rapporto sulle città curato da Urban@it – Centro nazionale di studi per le politiche urbane, presentato venerdì scorso a Bologna.
Urban@it è un’associazione composta da 16 Università italiane (Università di Bologna, Politecnico di Milano, Università Milano Bicocca, Università Luigi Bocconi di Milano, Università Iuav di Venezia, Università di Firenze, Università La Sapienza di Roma, Università Roma Tre, Università Federico II di Napoli, Politecnico di Bari, Politecnico di Torino, Università della Basilicata, Università Aldo Moro di Bari, il Gran Sasso Science institute, Università degli studi di Genova e Università degli studi di Torino) e dalla Società Italiana degli urbanisti (Siu) ed è stato costituito il 15 dicembre 2014. Si tratta, dunque, di una prestigiosa istituzione, che annualmente pubblica un rapporto sui temi urbanistici.
Il welfare territoriale parte dai servizi non dalle infrastrutture
«Rigenerare il tessuto sociale più che rammendare lo spazio» è una delle conclusioni cui giunge il quinto Rapporto e su cui EuroMilano esprime non solo un parere favorevole, ma su cui sta investendo risorse ed energie colossali. Le prospettive di rinascita non mancano e vanno nella direzione indicata dal Rapporto Urban@it: il welfare territoriale resta fondamentale, a patto che i servizi alla popolazione vengano prima (meglio ancora, insieme) alla realizzazione della trasformazione materiale del territorio.
Rigenerare significa ripartire dalle persone
“Qual è il problema di fondo? – si chiede Luigi Borré, presidente di EuroMilano – Troppo spesso operazioni di sviluppo immobiliare sono state condotte non allo scopo di rispondere in modo organico ai “bisogni” espressi dalle comunità di riferimento, ma a quello più miope di trasformare metri quadri di superficie in metri cubi di edifici, contando sul fatto che il mercato avrebbe poi riconosciuto in termini economici il passaggio dalla bidimensionalità alla tridimensionalità. Le amministrazioni locali, le istituzioni, i grandi investitori privati titolari di importanti portafogli immobiliari nelle città, nonché gli operatori del settore come EuroMilano, devono essere posti di fronte a importanti responsabilità rispetto alle necessità delle comunità urbane. Occorre fare molta attenzione a operazioni che occupano il territorio con opere che hanno più un significato simbolico e iconico, ma che non sono alla portata e non colgono le reali esigenze delle comunità di riferimento. Non possiamo permetterci edifici desolatamente vuoti. Sono relitti urbani destinati a pesare sulle future generazioni in una fase in cui lo spazio nelle città sarà sempre più vitale. Le città italiane hanno dato prova nei secoli di sapersi formare e di crescere in modo sostenibile accogliendo le comunità, preservandole e favorendone lo sviluppo. Oggi moltissime di esse individuano luoghi che il mondo ci invidia. È un’eredità millenaria che non possiamo disperdere, ma che dobbiamo al contrario alimentare”.
Nella foto una lezione di yoga nell’aia della Cascina, uno dei tanti momenti di aggregazione e di intrattenimento organizzati da EuroMilano per i residenti UpTown e non solo.